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Da Peppa e Nando a Grottaferrata l’espressione “il tempo si è fermato” non è un cliché

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Prima è arrivato Nando, poi Peppa.

Nando è ristorante a Grottaferrata dal 1964. Dicono che la sua anima, nel tempo, non sia cambiata ma – anzi – sia rimasta viva grazie al figlio Piero e al nipote Gabriele. Come avrete capito, qui è tutto passato nelle mani di questa famiglia che, come una creatura, ha portato avanti il nome (e che nome) del ristorante che – oggi – prende il nome di “Peppa e Nando”.

Peppa è arrivata dopo.

Pasticceria, dolceria, “Peppa” è arrivata per dare un tocco decisamente dolce all’anima più “casareccia” di Nando. Mai scelta fu più azzeccata.

 

Ora che sapete un po’ la storia – fondamentale per capire cosa è passato nel corso degli anni nel locale – giungiamo a noi.

Se arrivate da Roma, sulla via principale che porta al centro di Grottaferrata, troverete due grandi portoni blu in ferro battuto. Il cartello fuori recita “Fatto con amore”. L’aspettativa sale.

Peppa e Nando ruota attorno alla sua cantina da cui spicca, in fondo alla sala, una “misteriosissima” grotta di tufo. Veniamo accolti dai ragazzi di sala e, una volta seduti, tutti gli oggetti intorno a noi sembrano prendere vita per dirci “foto, foto!”. Un violoncello, una vecchia bilancia da dolci, un cavallo su di un frigorifero: questo e altro nel mondo incantato di Peppa e Nando.

Un mondo fatto di genuinità e di concretezza. D'altronde, siamo pure sempre ai Castelli. Qui, dove il tempo si è fermato, l’autenticità di sapori antichi si sposa perfettamente con la mano avanguardista dello chef Gabriele Ciocca, il quale ha portato la sua impronta creativa nei piatti delle cucina tradizionale romana. Oggi, Gabriele ha passato il timone a Daniele Pecci, giovane e già preparatissimo cuoco il cui destino, però, doveva essere un altro: un trasferimento a Sidney ma il richiamo della cucina era troppo forte. Così, invece di rimanere lì, son già 3 anni che Daniele è di casa da Peppa e Nando.

E così, mentre gli occhi ancora fanno fatica a mettere a fuoco tutti gli arnesi presenti nella sala, ci soffermiamo sul menu del mese. Un menu che ti fa esclamare “Avanti, tutta! Facciamoci del bene”. Sì, perché, leggendo, a colpo d’occhio ci si immagina un susseguirsi di piatti colorati e succulenti.

Iniziamo, quindi, questo tour da due piatti che avevamo adocchiato tempo prima: il primo è il petto d’anatra, sale grosso e mosto d’uva. L’anatra, dal sapore deciso (la materia prima, d’altronde, non mente) manifesta in questo piatto tutta la sua espressività. Se vi state chiedendo, però, se la carne abbia un carattere troppo forte, vi chiariamo la faccenda: l’incontro con l’uva (che – nel frattempo – il mosto d’uva ha reso di un colore rosso intenso) rende il tutto piacevolmente smussato senza, però, snaturare il piatto.

 

Il secondo è la guancia di manzo brasata con purè di salvia. Ma dov’è la guancia? Qui si riesce a sentire solamente una carne tenerissima che affonda in una quantità infinita di sugo che rimane dalla cottura fatta sicuramente con un ottimo Barolo. 3 o 4 fette di pane non bastano a raccoglierne tutta l'essenza. Ci vorrebbe un intero filone!

Ed ora, che fare? Sembrerebbe già che abbiamo provato due dei piatti migliori.

Non scherziamo. Il nostro obiettivo qua era un altro. Solo che, a noi, piacciono le distrazioni.

Eccole che arrivano le fettuccine alla coda di manzo e cioccolato. Che cosa dite? Eh sì, sono quelle della ricetta originale. Vediamo, però, se sono degne di essere chiamate così. Se l’illegalità in cucina avesse una forma, prenderebbe quella di questo piatto. Se ci fosse un libro intitolato “Sape’ cucina’ a Roma” la descrizione del sugo di questa pasta sicuramente lo troveremmo alla sezione “ecco, così si fa”. Una continua esplosione in bocca di sapori, sensazioni, tradizioni. Il sugo rosso fuoco e la coda tenerissima vengono accompagnati, e mai coperti, da dolce del cioccolato che arriva in ultimo.

 

Per secondo, ordiniamo la pancia di maialino 64° con patate americane e chutney di pere. Esiste qualcosa di più gustoso delle patate americane? Dolci al punto giusto, non si può fare a meno di assaggiarle per prime. Commovente la pancia di maialino, molto croccante fuori, morbidissima dentro.

 

E così, anche se non vorremmo lasciare fuori altri piatti del menu, arriviamo al dolce. Anzi, ai dolci. La curiosità ci uccide e non possiamo fare a meno di vedere realizzati i due dolci che più ci hanno colpito tra quelli della lista.

Arrivano insieme, tra l’esultanza (la nostra) la crema bruciata e il tiramisù con pane raffermo.

Iniziamo dalla crema bruciata: dimenticatevi le Crème brûlée – il più famoso dolce francese – come prodotto industriale o provenienti chissà dove. Qua, è tutto genuino. Non scherziamo, ci tengono molto. La crema è corposa e il croccante arriva in bocca per sciogliersi in un tripudio di gusto.

 

Veniamo al tiramisù con pane raffermo. Ci dispiace per i fanatici della versione classica e intoccabile ma, noi, proviamo volentieri questo adattamento. Strati su strati su strati… su strati? Sì. Ad ogni morso, quasi un sapore diverso. Il pane raffermo non è uguale in ogni punto e questo fa sì che il dolce sia eterogeneo nella contenuto e nel gusto. Sapidità? Sì, ma senza esagerare. Dolce? Certamente, è pur sempre un tiramisù!

Alla fine di tutto, se volete digerire ben bene, merita un giro la bellissima grotta di tufo. Qui, dove al tempo della Seconda Guerra Mondiale si poteva arrivare fino a Rocca di Papa, nasce e cresce la meravigliosa cantina del ristorante.

Ps. Grottaferrata è bellissima.

Indirizzo Via Roma 4/6 Via Gregorio di Tuscolo 1 Grottaferrata (RM) Tel. 06 9411878 email: hello@peppaenando.com

Orari: Sempre aperto Colazione, Pranzo, Aperitivo, Cena dalle 8:30 alle 24:00

 

Peppa e Nando

 

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