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Hand Made, il ristorante che non ti aspetti a Fregene

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Una brigata, uno chef e una pasticcera, un menu che cambia ogni due settimane, due cuori e cento motivi per andarci: questi i numeri di Hand Made.

Le scoperte, quelle belle, sono sempre un elemento che ci ricorda che, la ricerca, è una componente fondamentale per coloro che venerano il culto del buon cibo (e a buon prezzo, ove possibile). È il caso, questo, di Hand Made, piccolo gioiello a Fregene. Dimenticatevi le lunghe file, col caldo afoso di luglio, sul lungomare della costa laziale, cercando di mangiare del pesce decente senza spendere cifre esorbitanti. Da Hand Made si mangia bene (è riduttivo) e si spende proporzionalmente (la qualità si paga, ma almeno, qui, a ragion veduta). L'involucro del locale è da osteria, il cuore è raffinato, lo spirito è quello di una grande cucina e l’anima è quella di due ragazzi, Chef Davide Boggian e la pasticciera Giulia Grossi, molto preparati e che sono la luce del locale. L’idea di Hand Made nasce quando, nel 2013, dopo numerose esperienze in cucine stellate, i due - provenienti da un'esperienza lavorativa nella stessa cucina a Cervinia - decidono di dedicarsi al loro sogno: aprire un locale tutto loro. In parallelo e proprio affianco al locale, Giulia apre anche la sua pasticceria "La Dolceria": se sei di Fregene o capiti in vacanza, non puoi non provare la sua colazione!

 

Non appena seduti, rimaniamo subito affascinati dall’aria quiete del locale dove ci accolgono, fin da subito, con un entrée colorato e divertente: polpettina di baccalà mantecato; “bellini”, ovvero un cuore morbido che, sciogliendosi in bocca, rilascia tutto il sapore di uno dei cocktail più conosciuti; una cialda di topinambur ricoperta da un prosciuttino di palamita; infine, un tataki di tonno su un letto di salsa di scarola e chutney di mango.

Il tutto viene realizzato in una cucina che è separata dal resto del locale solamente da un’enorme porta vetrata attraverso la quale si può godere del rituale collettivo creato dalla brigata di Davide e Giulia.

 

Le nostre scelte ricadono su due antipasti e due secondi, ma siamo già curiosi di provare, quando torneremo la prossima volta, anche i primi molto allettanti.

Li mortà che pizza” è un panino fatto al vapore ripieno di mosto cotto di fichi, mortadella e pistacchio. Il pane è come una sofficissima nuvola, realizzato con un impasto tipo focaccia e successivamente cotti al vapore. Non contenendo sale e grazie al tipo di cottura, questa tipologia di panini al vapore hanno un profumo ed un sapore molto delicato. "La capa che tira" è una ceviche di capasanta su un letto di gazpacho di pomodori, finocchietto selvatico e riso soffiato. Il cucchiaio scivola dolcemente nella salsa rossa, di origine spagnola, per accogliere in tutta la sua delidcatezza la capasanta. In bocca, il sapore è morbido e dolce e i sensi si rilassano. "Le cochon est bon" è una coppa di maiale arrostita, chutney d’albicocche, sedano rapa e prezzemolo in carpione. Il gusto qui è, naturalmente, più deciso ma senza esagerare. Lo chef ha saputo rendere il piatto comunque un'esperienza soave, nonostante la materia prima. "Omaggio ad Alain Ducasse": astice sciocco, nage intensa e verdure dell’orto in tempura. In realtà, questo è stato il piatto che ci ha portato fin qui. Immaginavamo che l'omaggio potesse essere la celebrazione dell'evento culinario in quel locale. Ma ha superato perfino le nostre aspettative. Non è facile descrivere la maturità di questo piatto. Bisogna provarlo.

In estate, il locale è aperto dal martedì alla domenica. A pranzo chiusi. Grande novità: ogni martedì li trovate al "Coqui Beach" di Fregene. Giorno di riposo: il lunedì

© foto di Rowena Dumlao

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